Silicon valley: l'urlo del crack terrorizza anche l'occidente!
di Luca Della RosA | pubblicato il 14 marzo 2023
Il crack della Silicon Valley Bank (SVB) e il conseguente crollo dei mercati di ieri mi ha fatto letteralmente bollire il telefono, e quindi scrivo due righe di spiegazione sintetica generale, accompagnate da alcune mie considerazioni personali, per far comprendere cosa è successo.
Intanto, non appena la notizia ha cominciato a incendiare i mercati, il presidente americano Biden si è affrettato a rassicurare con le seguenti parole:
“I vostri depositi sono al sicuro, nessuna perdita sarà a carico dei contribuenti americani”.
Ma cosa ha causato il secondo fallimento bancario della storia americana e il primo dopo quello del 2008 della Lehman Brother, e quali rischi comporta?
Riassumendo la storia in se, giovedì 9 Marzo scorso le azioni della Silicon Vally Bank (qui di seguito SVB) sono crollate di oltre il 60%, subito dopo che la banca aveva tentato invano un aumento di capitale con lo scopo di risanare quasi 2 miliardi di dollari di buco di bilancio.
La notizia dell’aumento di capitale, ha spaventato i grandi clienti della banca e li ha spinti a ritirare i loro depositi, innescando una vera e propria corsa agli sportelli. Per carenza di liquidità e insolvenza invece il giorno dopo, venerdì 10 Marzo, la banca è stata ufficialmente chiusa.
La SVB aveva 40 anni di storia, ed era famosa per aver ospitato i conti corrente delle più celebri start up della mitica valley californiana.
Un crack che sembra arrivato come un fulmine a ciel sereno, ma come ogni cosa, ha le sue ragioni e niente è un caso. Capiamo meglio il perché.
La vertiginosa crescita dell’inflazione cominciata lo scorso anno, ha costretto le banche centrali a correre ai ripari alzando i tassi di interesse troppo in fretta, ma già fuori tempo massimo, in quanto credevano che si trattasse solo di un fenomeno transitorio, mentre invece era strutturale.
Di conseguenza, i clienti della SVB, che avevano depositato il loro denaro a tassi bassissimi, pressoché nulli, non potendo poi ricorrere a prestiti in quanto non più convenienti, , si sono trovati con la necessità di ritirare parte dei loro depositi. Ciò ha cominciato gravare sulla banca americana creando un importante sbilanciamento tra quello che è divenuto l’assottigliamento dei depositi e la conseguente necessità di vendita da parte della SVB dei suoi investimenti per rientrare di liquidità. Investimenti che però erano a sua volta pesati su quasi tutti “sicuri” titoli di stato all’1,20% di rendimento, ma con una duration (durata) media maggiore di 3 o 4 anni. Avere necessità di vendere strumenti di questo tipo in un momento di significativo rialzo dei tassi di interesse, porta ad una perdita in conto capitale della banca (la famosa regola il tasso sale e il corso scende), realizzando così una perdita immediata.
L’errore fatale della SVB è stato quello di non considerare un bilanciamento corretto tra depositi e investimenti.
I depositi è noto che possono essere ritirati dai clienti in qualsiasi momento, mentre gli investimenti richiedono, per portare frutto, usualmente un orizzonte temporale più lungo, ed essendo stati fatti in epoca di interessi zero, quel tempo è stato necessario anche per avere un tasso di interesse minimamente decente sull’importo di quel denaro. Lo schizzare però degli stessi tassi in modo così repentino e la necessità urgente di reperire liquidità vendendo quegli stessi investimenti, hanno creato una inevitabile perdita. Un circolo vizioso: più vendi perché hai bisogno, più aumenti la perdita, più diventa necessario l'aumento di capitale, più i tuoi clienti preoccupati ritirano sempre di più i depositi . Ecco cosa è accaduto alla SVB. Ma non è l'unica causa, anche perché negli investimenti SVB e nel suo business target, mancava da tempo una vera diversificazione finanziaria. Aveva in sintesi una concentrazione altissima di clienti corporate, fondi venture capital e prestiti che la facevano si una banca locale con clienti mondiali, ma tutti dello stesso settore industriale.
Un crack che non si credeva possibile all interno dei confini di una cosi grande potenza.
Dopo l'annuncio del presidente americano, anche il governo USA ha annunciato un piano per evitare che la dissoluzione e il fallimento della banca possa diffondersi e rischiare un effetto domino con il coinvolgimento anche di altre banche. Ogni piano però ha della conseguenze, Quindi per ora i depositi sono garantiti, il contagio è stato quasi escluso, ma solo gli eventi ci diranno come finirà.
La domanda che mi veniva posta più o meno era sempre la stessa. Cosa accadrà ora? La SVB il giorno prima del default era investment grade secondo le agenzie di rating. Un invito ad un ulteriore riflessione. Detto questo, come ho risposto ieri sera ad un mio caro amico, siccome siamo in un periodo che è’ facile accada anche una guerra nucleare mentre ci apprestiamo a mangiare vermi filando fluidi su monopattino elettrico con una mascherina sul viso e vaccinati anche per l’aria che respiriamo, non mi stupirei più di nulla, nel senso che ci si può aspettare di tutto. Il mondo di oggi, qualche anno fa lo vedevi solo se andavi al cinema a vedere gli Avengers.
Restiamo ottimisti. D'altronde il proclama rassicurante del presidente Biden suona come una sorta di "andrà tutto bene!", e non vi nascondo che mi ricorda qualcosa...
