INFLAZIONE: IN ARRIVO LA TEMPESTA PERFETTA?
di Luca Della RosA | pubblicato il 30 ottobre 2022
4 Ottobre 2021
Aumenti nelle bollette a due cifre in seguito ad una “crisi energetica” forse non così visibile a “occhio nudo” per i comuni cittadini, catene di fornitura che sembrano andare a singhiozzi conseguentemente a non meglio individuabili “colli di bottiglia”, condizioni metereologiche estreme che comunicano ad essere frequenti e mettono in ginocchio intere aree di produzione.
E’ evidente che ci troviamo in un contesto caratterizzato da una domanda globale nettamente superiore alla nostra capacità di produrre o trasportare beni fisici a breve termine. L’effetto domino sulle filiere produttive causato dai colli di bottiglia che continuano ad acuirsi, rappresenta da un lato un freno per la crescita globale, e dall’altro una spinta possibile per le aspettative d’inflazione.
Ad aggravare il tutto c’è il fatto della stretta energetica che la Cina si ritrova ad affrontare a causa sia dalla carenza di combustibile fossile che dalla necessità di rispettare i limiti sulle emissioni imposti dal governo cinese.
La “locomotiva” produttiva industriale mondiale si trova dunque costretta a fare i conti con il razionamento della distribuzione dell’energia in diverse province e ad imporre la chiusura di diversi stabilimenti operanti nei settori a più alta intensità energetica, come per esempio quello siderurgico e tessile. Ciò potrebbe determinare sia una pressione al ribasso sulla crescita, come già evidenziato dall’indebolimento dell’indice PMI, sia una pressione al rialzo sui prezzi.
Se a ciò sommiamo la devastazione dell’uragano Ida che negli Stati Uniti ha causato ulteriori strozzature produttive contribuendo a rendere più gravosi i problemi logistici in diversi settori ed a determinare un significativo aumento della domanda di auto a causa dell’elevato numero di veicoli danneggiati.
Insomma, la concomitanza di un insieme di fattori che oggi porta ad una possibile tempesta perfetta per un aumento delle aspettative d’inflazione. Lo affermano anche i governatori delle banche centrali dei Paesi sviluppati, sottolineando come queste criticità che oggi caratterizzano le filiere produttive potrebbero determinare un incremento dell'inflazione più persistente di quanto originariamente atteso.
Alla luce di queste considerazioni, è spontaneo chiedersi se i portafogli siano effettivamente ben preparati per gestire il rischio inflazionistico.
E’ una domanda che vi siete posti? Si tratta di un rischio che oggettivamente non ha destato preoccupazioni negli ultimi anni, ma che alla luce di questi fatti, occorre non sottovalutare. nello specifico, gli attivi nominali, quali obbligazioni e azioni, presentano un beta negativo rispetto all'inflazione in quanto hanno storicamente generato performance negative in un contesto di aumento dell'inflazione, mentre vale il contrario per gli attivi reali, quali per esempio materie prime e obbligazioni indicizzate all'inflazione. Magari proprio gli attivi reali potrebbero essere destinati a diventare il terzo pilastro della pianificazione finanziaria affiancando azioni ed obbligazioni. Come dosare quindi gli attivi reali in portafoglio per gestire il rischio inflazionistico?
Mi sono messo al lavoro per trovare soluzioni e risposte a queste domande. E come sempre sono disponibile per un confronto con quelli che sono i miei clienti o quelli che vogliono conoscermi e magari sono disponibili ad effettuare una diagnosi al proprio portafoglio per essere pienamente consapevoli della propria collocazione in questo particolare contesto.
